La Famiglia Roero di Monticello
La grandissima fortuna del Castello di Monticello è di essere stato curato prima, amato poi, senza soluzione di continuità dal 1372 ai giorni nostri, attraversando, sostanzialmente indenne, una considerevole fetta di tempo.
Aimone Roero di Monticello
24° Conte di Monticello
Il Castello di Monticello d’Alba è da più di 600 anni proprietà della stessa famiglia.
I Roero erano una famiglia tra le più illustri della nobiltà astigiana, che ha dato il nome alla regione geografica del Roero. Su questo territorio hanno esercitato la loro egemonia, costruendo molti castelli e facendo realizzare importanti opere pubbliche. Nel corso del tempo ebbero un forte legame con Casa Savoia, assumendo importanti incarichi pubblici ed a corte. Il loro stemma è formato da tre ruote d’argento in campo rosso ed è sormontato da un guerriero con clava che regge un cartiglio con il motto “a bon rendre”. Le tre ruote sono un riferimento al carro del trionfo per l’impresa condotta in Terrasanta dall'avo Ghiglione Roero, capostipite del casato, il quale nel 1099 sarebbe uscito vincitore da una singolar tenzone con un comandante mussulmano.
Nel 1372 i fratelli Percivalle, Aimonetto, Andrea ed Antonio, dopo aspre battaglie, riuscirono a conquistare il castello e liberare la popolazione dalla tirannia dei Malabaila. Il vescovo di Asti, in segno di riconoscimento, concesse loro il feudo di Monticello, il castello ed il territorio di Castagnito. Quando i fratelli si divisero le proprietà di famiglia, Monticello ed il relativo maniero andarono a Percivalle, l’antenato degli attuali proprietari. Suo figlio Oddone ottenne da papa Martino V, il titolo di Conte.
Fu nel 1390 che i Roero concessero alla popolazione gli statuti di buon governo, un insieme di leggi che regolavano i rapporti tra comunità e feudatario. Il documento, scritto su pergamena in latino, è ancora conservato nel Castello.
Oggi il Castello è di proprietà di Aimone, 24° conte di Monticello, che con la moglie Elisa Ricardi di Netro e le tre figlie, Lucrezia, Domitilla e Clotilde fanno vivere e conservano l’autenticità di questa testimonianza di storia d’Italia.